Le origini del nome
La denominazione del territorio su cui sorge il comune di Cigliano varia lungo i secoli.
Tra i riferimenti più antichi va segnalata una concessione del duca Ludovico di Savoia (datata 26-5-1459) per la ricerca d'oro nella Dora, nella quale i destinatari risultano essere certi "Guglielmo ed Antonio Moriglio de Chilliano" e ancora, in una carta geografica della Diocesi di Vercelli anteriore al 1474, nella quale compare l'appellativo "Ciliano".
Se vogliamo inoltrarci in una ricerca che ci illumini sull'origine del nome "Cigliano", abbiamo di fronte a noi varie possibilità.
Lo studioso erudito Natale Martinetti, in una lettera del 1849 propende per un'origine celtica del toponimo.
Il nome "Cigliano" arriverebbe da "Ce-land", che vuol dire "paese dei Celti", oppure da "Cel-lan", "signore dei Celti".
Accanto alla prima ipotesi, in una lettera datata 1849, lo stesso studioso propone invece un'origine etrusca .
Secondo le sue teorie, la lingua etrusca, assai simile all'ebraica, vedrebbe questo luogo chiamarsi prima "Cithella" e poi "Cilano".
Cithella deriverebbe dall'ebraico "Ceth" o Cith ed El che vogliono dire "Insula Dei", cioè "Isola Di Dio" ovverosia "isola bella, amena e feconda".
Il che, come ricorda il Martinetti "è molto adattato al territorio di Cigliano, che in quegli antichi tempi era irrigato da spessi ruscelli sgorganti dalla collinette, che facevano argine al gran Lago della Dora".
Più interessante ci pare l'ipotesi formulata da uno studioso di storia locale (1), che collega l'origine del nome "Cigliano" alla lingua latina.
Egli si riallaccia alle varie strade militari che in epoca romana hanno solcato il territorio vercellese. Rammenta la denominazione dei luoghi corrispondenti alle "fermate" che si incontravano lungo il cammino.
Le "mutatio" servivano per il solo cambio dei cavalli, mentre, di ben maggiore interesse, le "mansio" erano sito di fermata delle truppe ma anche possibilità di rifornimento di vettovaglie.
In tutti gli itinerari reperiti , viene citata la "Mansio Rigo Mago" che potrebbe identificarsi con il Comune di Rive, posto in direzione di Caresana. Da Rigo Mago la strada proseguiva verso la "Mutatio Cerris" (Tricerro) per giungere ad Uliacum dove vi era il guado della Dora Baltea.
Oltre il fiume doveva trovarsi la "Mansio Quadratis".
Nella discesa dall'altipiano per valicare il fiume v'era un luogo detto Calendo, dalla "calata", località nella quale esiste tuttora un ponte che porta il nome di Uliaco.
Il Comune di Vercelli aveva costituito questo villaggio Borgo Franco mutandone il nome in "Burgus Novus Duriae (atto del 21 maggio 1261).
Tale progetto pare non abbia avuto seguito.
Infatti, in tale località sorse proprio Cigliano, dal prefisso "Cis" (al di qua) e dal suffisso "Uliacum" (luogo al di qua di Uliaco), trasformato poi nelle carte medievali in Cisilianum.
Tra i riferimenti più antichi va segnalata una concessione del duca Ludovico di Savoia (datata 26-5-1459) per la ricerca d'oro nella Dora, nella quale i destinatari risultano essere certi "Guglielmo ed Antonio Moriglio de Chilliano" e ancora, in una carta geografica della Diocesi di Vercelli anteriore al 1474, nella quale compare l'appellativo "Ciliano".
Se vogliamo inoltrarci in una ricerca che ci illumini sull'origine del nome "Cigliano", abbiamo di fronte a noi varie possibilità.
Lo studioso erudito Natale Martinetti, in una lettera del 1849 propende per un'origine celtica del toponimo.
Il nome "Cigliano" arriverebbe da "Ce-land", che vuol dire "paese dei Celti", oppure da "Cel-lan", "signore dei Celti".
Accanto alla prima ipotesi, in una lettera datata 1849, lo stesso studioso propone invece un'origine etrusca .
Secondo le sue teorie, la lingua etrusca, assai simile all'ebraica, vedrebbe questo luogo chiamarsi prima "Cithella" e poi "Cilano".
Cithella deriverebbe dall'ebraico "Ceth" o Cith ed El che vogliono dire "Insula Dei", cioè "Isola Di Dio" ovverosia "isola bella, amena e feconda".
Il che, come ricorda il Martinetti "è molto adattato al territorio di Cigliano, che in quegli antichi tempi era irrigato da spessi ruscelli sgorganti dalla collinette, che facevano argine al gran Lago della Dora".
Più interessante ci pare l'ipotesi formulata da uno studioso di storia locale (1), che collega l'origine del nome "Cigliano" alla lingua latina.
Egli si riallaccia alle varie strade militari che in epoca romana hanno solcato il territorio vercellese. Rammenta la denominazione dei luoghi corrispondenti alle "fermate" che si incontravano lungo il cammino.
Le "mutatio" servivano per il solo cambio dei cavalli, mentre, di ben maggiore interesse, le "mansio" erano sito di fermata delle truppe ma anche possibilità di rifornimento di vettovaglie.
In tutti gli itinerari reperiti , viene citata la "Mansio Rigo Mago" che potrebbe identificarsi con il Comune di Rive, posto in direzione di Caresana. Da Rigo Mago la strada proseguiva verso la "Mutatio Cerris" (Tricerro) per giungere ad Uliacum dove vi era il guado della Dora Baltea.
Oltre il fiume doveva trovarsi la "Mansio Quadratis".
Nella discesa dall'altipiano per valicare il fiume v'era un luogo detto Calendo, dalla "calata", località nella quale esiste tuttora un ponte che porta il nome di Uliaco.
Il Comune di Vercelli aveva costituito questo villaggio Borgo Franco mutandone il nome in "Burgus Novus Duriae (atto del 21 maggio 1261).
Tale progetto pare non abbia avuto seguito.
Infatti, in tale località sorse proprio Cigliano, dal prefisso "Cis" (al di qua) e dal suffisso "Uliacum" (luogo al di qua di Uliaco), trasformato poi nelle carte medievali in Cisilianum.
Storia Romana
Assai scarse e poco significative le notizie in nostro possesso da riferire al territorio di Cigliano nell'antichità.
La zona su cui sorge il comune è stata identificata da alcuni storici antichi (tra cui il Durandi ne "La marca di Ivrea") con la zona abitata dagli Ictumuli, popolazione di origine pre-romanica.
Secondo la teoria dello studioso appena citato, il territorio abitato da questa popolazione si stendeva "dai colli di Masino, Moncrivello, Villareggia sino ad una linea tendente per un tratto a levante e rivolgentesi al nord comprendendo il territorio di Santhià fino al fiume Cervo sotto Biella".
A suffragare tale pensiero, alcune supposizioni fatte da un' altro studioso di storia ciglianese vissuto nel secolo scorso, il religioso erudito Natale Martinetti, dimostrano che Cigliano insieme a Santhià (l'antica Santa Agata) costituiva uno dei due paghi principali della popolazione sopradescritta.
I Galli, scesi dalle Alpi verso la fine del secondo secolo avanti Cristo riuscirono a soggiogare le
popolazioni stanziate nel territorio. Tra queste, vi furono presumibilmente anche gli Ictumuli.
Alcuni ritrovamenti di monete in argento e rame nonchè vasi di terracotta avvenuti in regione S. Pietro martire, Rocca e Gerbido ma soprattutto il rinvenimento di sepolcreti di varia grandezza contenenti scheletri (avvenuto nel 1791, durante gli scavi per la costruzione della Patronale di S. Emiliano) inducono a pensare che, durante il periodo della dominazione romana, Cigliano fosse un centro militare di discreta importanza.
Degli scavi eseguiti ci rende memoria lo storico Martinetti che rammenta come, nel 1791 "mentre si lavorava alle fondamenta della nuova chiesa parrocchiale di S.Emiliano, nello scavar la fossa per bagnar la calce, alla profondità di un trabucco circa si trovò un grande sepolcro in pietra...vi si trovarono ossa di straordinaria grossezza, un vaso di terra cotta ed una moneta d'argento".
Sempre, secondo le supposizioni fatte dallo studioso, le immagini rappresentate sulla moneta ci spingerebbero a collocarla in epoca anteriore alla morte di Cesare, mentre di poco posteriore dovrebbe essere l'arca sepolcrale in cui fu trovata.
Un altro studioso, accanto a questo significativo ritrovamento Audisio, citando il Martinetti, parla di numerose altre monete che testimonierebbero la presenza romana sul territorio per un lungo periodo. Il territorio di Cigliano si sarebbe trovato ad essere percorso dagli itinerari degli eserciti romani. Purtroppo tutto il materiale descritto è andato perduto nel tempo.
La zona su cui sorge il comune è stata identificata da alcuni storici antichi (tra cui il Durandi ne "La marca di Ivrea") con la zona abitata dagli Ictumuli, popolazione di origine pre-romanica.
Secondo la teoria dello studioso appena citato, il territorio abitato da questa popolazione si stendeva "dai colli di Masino, Moncrivello, Villareggia sino ad una linea tendente per un tratto a levante e rivolgentesi al nord comprendendo il territorio di Santhià fino al fiume Cervo sotto Biella".
A suffragare tale pensiero, alcune supposizioni fatte da un' altro studioso di storia ciglianese vissuto nel secolo scorso, il religioso erudito Natale Martinetti, dimostrano che Cigliano insieme a Santhià (l'antica Santa Agata) costituiva uno dei due paghi principali della popolazione sopradescritta.
I Galli, scesi dalle Alpi verso la fine del secondo secolo avanti Cristo riuscirono a soggiogare le
popolazioni stanziate nel territorio. Tra queste, vi furono presumibilmente anche gli Ictumuli.
Alcuni ritrovamenti di monete in argento e rame nonchè vasi di terracotta avvenuti in regione S. Pietro martire, Rocca e Gerbido ma soprattutto il rinvenimento di sepolcreti di varia grandezza contenenti scheletri (avvenuto nel 1791, durante gli scavi per la costruzione della Patronale di S. Emiliano) inducono a pensare che, durante il periodo della dominazione romana, Cigliano fosse un centro militare di discreta importanza.
Degli scavi eseguiti ci rende memoria lo storico Martinetti che rammenta come, nel 1791 "mentre si lavorava alle fondamenta della nuova chiesa parrocchiale di S.Emiliano, nello scavar la fossa per bagnar la calce, alla profondità di un trabucco circa si trovò un grande sepolcro in pietra...vi si trovarono ossa di straordinaria grossezza, un vaso di terra cotta ed una moneta d'argento".
Sempre, secondo le supposizioni fatte dallo studioso, le immagini rappresentate sulla moneta ci spingerebbero a collocarla in epoca anteriore alla morte di Cesare, mentre di poco posteriore dovrebbe essere l'arca sepolcrale in cui fu trovata.
Un altro studioso, accanto a questo significativo ritrovamento Audisio, citando il Martinetti, parla di numerose altre monete che testimonierebbero la presenza romana sul territorio per un lungo periodo. Il territorio di Cigliano si sarebbe trovato ad essere percorso dagli itinerari degli eserciti romani. Purtroppo tutto il materiale descritto è andato perduto nel tempo.
Storia Medievale
La forza centrifuga delle invasioni barbariche agì anche sul territorio ciglianese.
Nel territorio vercellese, in generale, transitarono sicuramente i Visigoti, condotti da Alarico e gli Unni che furono poi sconfitte dal condottiero romano Ezio sulla Marna nel 451 d.C.
Poi fu la volta degli Eruli e degli Ostrogoti, fino a quando l'imperatore Giustiniano riuscì, nel 553 d. C. a riconquistare il regno d'Italia.
Nel 568 i nuovi barbari, i Longobardi, scendevano dal nord ed occupavano l'Italia, dividendola in 36 ducati.
Sono sicure tre grandi divisioni: l'Austria, la Neustria e la Tuscia.
Dei 12 ducati appartenenti alla Neustria se ne conoscono con certezza sei.
Tra le sei incerte, ci sarebbe Vercelli con tutto il suo territorio.
Dopo la conquista carolingia, nel secolo VIII, l'Italia formò un regno distinto dalla monarchia franca.
Tra le provincie più importanti si rammentano le Marche di Susa, di Torino e di Ivrea.
Nella marca di Ivrea furono riuniti nell'893 i contadi di Vercelli, Novara e Lomello.
Del contado di Vercelli, la massima autorità fu il vescovo che mantenne il titolo di conte
Così Cigliano venne a dipendere in modo diretto, non solo ecclesiasticamente, ma anche politicamente, dalla Chiesa vercellese.
Il più antico documento in cui ricorra il nome di Cigliano e dei luoghi limitrofi è un documento di permuta fatta in Cigliano stesso nell'anno 998 tra Aldebreto, vescovo di Vercelli e i fratelli Riccardo e Attone di Uliaco.
Vi compaiono i nomi di Cisiliano (Cigliano), Uliaco (comune ora scomparso ma situato nei pressi dell'odierna borgata di Villareggia) e Clivolo.
Il documento è conservato nell'Archivio Metropolitano di Vercelli.
Nel 1353, Giovanni II di Monferrato ottiene l'investitura dall'imperatore Carlo IV di Boemia ma non il possesso, perchè i Ciglianesi si danno spontaneamente al Conte Verde Amedeo VI (1373). All'apparire dei Comuni, anche Cigliano diventa una realtà di questo tipo.
Ne è testimonianza un documento che parla di una transazione, eseguita a Vercelli, il 20 marzo 1445, tra il Vescovo della città ed il Comune di Cigliano, nel quale vengono citati i diritti della chiesa di Vercelli sul comune di Cigliano.
Come spesso accadeva in questi casi, anche Cigliano, per sottrarsi alle liti che spesso animavano la vita dei Comuni, cercò appoggio presso comunità maggiori ed in particolare presso la Casa di Savoia.
Di ciò ne è testimonianza una pergamena tuttora esistente presso l'Archivio comunale di Cigliano.
Nel territorio vercellese, in generale, transitarono sicuramente i Visigoti, condotti da Alarico e gli Unni che furono poi sconfitte dal condottiero romano Ezio sulla Marna nel 451 d.C.
Poi fu la volta degli Eruli e degli Ostrogoti, fino a quando l'imperatore Giustiniano riuscì, nel 553 d. C. a riconquistare il regno d'Italia.
Nel 568 i nuovi barbari, i Longobardi, scendevano dal nord ed occupavano l'Italia, dividendola in 36 ducati.
Sono sicure tre grandi divisioni: l'Austria, la Neustria e la Tuscia.
Dei 12 ducati appartenenti alla Neustria se ne conoscono con certezza sei.
Tra le sei incerte, ci sarebbe Vercelli con tutto il suo territorio.
Dopo la conquista carolingia, nel secolo VIII, l'Italia formò un regno distinto dalla monarchia franca.
Tra le provincie più importanti si rammentano le Marche di Susa, di Torino e di Ivrea.
Nella marca di Ivrea furono riuniti nell'893 i contadi di Vercelli, Novara e Lomello.
Del contado di Vercelli, la massima autorità fu il vescovo che mantenne il titolo di conte
Così Cigliano venne a dipendere in modo diretto, non solo ecclesiasticamente, ma anche politicamente, dalla Chiesa vercellese.
Il più antico documento in cui ricorra il nome di Cigliano e dei luoghi limitrofi è un documento di permuta fatta in Cigliano stesso nell'anno 998 tra Aldebreto, vescovo di Vercelli e i fratelli Riccardo e Attone di Uliaco.
Vi compaiono i nomi di Cisiliano (Cigliano), Uliaco (comune ora scomparso ma situato nei pressi dell'odierna borgata di Villareggia) e Clivolo.
Il documento è conservato nell'Archivio Metropolitano di Vercelli.
Nel 1353, Giovanni II di Monferrato ottiene l'investitura dall'imperatore Carlo IV di Boemia ma non il possesso, perchè i Ciglianesi si danno spontaneamente al Conte Verde Amedeo VI (1373). All'apparire dei Comuni, anche Cigliano diventa una realtà di questo tipo.
Ne è testimonianza un documento che parla di una transazione, eseguita a Vercelli, il 20 marzo 1445, tra il Vescovo della città ed il Comune di Cigliano, nel quale vengono citati i diritti della chiesa di Vercelli sul comune di Cigliano.
Come spesso accadeva in questi casi, anche Cigliano, per sottrarsi alle liti che spesso animavano la vita dei Comuni, cercò appoggio presso comunità maggiori ed in particolare presso la Casa di Savoia.
Di ciò ne è testimonianza una pergamena tuttora esistente presso l'Archivio comunale di Cigliano.
Storia Moderna
Al Duca Carlo di Savoia, gli successe al trono Carlo III , il quale dopo aver riconfermato i privilegi del Borgo, negli anni tra il 1505 e il 1520, costretto da necessità di guerra lo infeudava ad un generale dell'Imperatore Carlo V, tale Morales Cesare.
Lo storico Pasteris parla di un riscatto che sarebbe stato pagato dai borgo ciglianese per sottrarsi a tale dominazione.
In ogni caso, nel 1553 sul trono sabaudo succedeva il principe Emanuele Filiberto che riuscì a recuperare tutte le terre perse e a garantire al territorio di Cigliano un periodo di tranquillità e prosperità.
Fu in questo periodo che furono restaurate le sue mura e ricostruito il suo castello.
Con la salita al trono del figlio Carlo Emanuele I, la situazione mutò.
Egli, nel 1615, vendette il borgo di Cigliano ai nobili Villa, marchesi di San Michele.
Nonostante il tentativo (terzo nella storia del borgo) di sottrarsi alla nuova infeudazione, pagando un riscatto, il Comune di Cigliano dovette sottostare al governo dei marchesi Villa.
Nei primi anni del XVII secolo, Cigliano soffrì un orribile saccheggio ad opera delle truppe di Spagna condotte da Antonio Sandoval.
Di tale disfatta di vendicò il marchese Guido Villa, nobile ferrarese , maresciallo di campo del Re di Francia e generale di cavalleria a servizio del Duca, che venne infeudato da Carlo Emanuele II con il titolo di marchese.
Negli anni che seguirono, Cigliano seguì le sorti del territorio nel quale si trovava situata, orbitando intorno alla città di Vercelli.
Lo storico Pasteris parla di un riscatto che sarebbe stato pagato dai borgo ciglianese per sottrarsi a tale dominazione.
In ogni caso, nel 1553 sul trono sabaudo succedeva il principe Emanuele Filiberto che riuscì a recuperare tutte le terre perse e a garantire al territorio di Cigliano un periodo di tranquillità e prosperità.
Fu in questo periodo che furono restaurate le sue mura e ricostruito il suo castello.
Con la salita al trono del figlio Carlo Emanuele I, la situazione mutò.
Egli, nel 1615, vendette il borgo di Cigliano ai nobili Villa, marchesi di San Michele.
Nonostante il tentativo (terzo nella storia del borgo) di sottrarsi alla nuova infeudazione, pagando un riscatto, il Comune di Cigliano dovette sottostare al governo dei marchesi Villa.
Nei primi anni del XVII secolo, Cigliano soffrì un orribile saccheggio ad opera delle truppe di Spagna condotte da Antonio Sandoval.
Di tale disfatta di vendicò il marchese Guido Villa, nobile ferrarese , maresciallo di campo del Re di Francia e generale di cavalleria a servizio del Duca, che venne infeudato da Carlo Emanuele II con il titolo di marchese.
Negli anni che seguirono, Cigliano seguì le sorti del territorio nel quale si trovava situata, orbitando intorno alla città di Vercelli.
tratto da www.cigliano.net
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